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26 Maggio 2024Chi lo ha detto che una grande squadra leghi i risultati sportivi e le prestazioni soltanto all’allenamento settimanale e alle questioni di campo? A volte essere guidati da un mister di grande esperienza che antepone l’aspetto umano a quello tecnico-tattico può fare la differenza. Del resto la società dell’ASD Torrione FC ha posto al centro del proprio progetto la formazione di una vera e propria famiglia e di un contesto nel quale atleti, staff, dirigenza, proprietà e genitori siano un corpo unico che remi nella stessa direzione. La salvezza della prima squadra e le vittorie delle formazioni giovanili non sono certo casuali. E uno dei gruppi che sta crescendo esponenzialmente mese dopo mese è quello dei 2009 e dei 2010 guidato da Roberto Merino. L’ex fantasista della Salernitana che, tra l’altro, ha rimesso per un periodo i tacchetti segnando un gol con i “grandi”. “Ed è stata una grande emozione” ha dichiarato “quando la palla gonfia la rete non c’è differenza tra una finale di Champions o una gara di prima categoria. Sono orgoglioso di rappresentare questa società, mi hanno dato fiducia e mi sento parte di una meravigliosa famiglia capitanata dal presidente Nasti. Il rapporto quotidiano con i ragazzi e con tutti i collaboratori ripaga dei sacrifici che facciamo”. Si entra nello specifico e Merino conferma, con parole toccanti, di essere un grande uomo capace di incarnare i valori che dovrebbero essere alla base di ogni attività agonistica: “Ho la fortuna di guidare un gruppo fatto da ragazzi di spessore, con i quali è nato un rapporto importante. Qualcuno, anche per l’età, è più anarchico degli altri ma a me piace allenare anche questo tipo di persone. Evidentemente hanno personalità, con loro occorre lavorare in profondità e capire quando utilizzare il bastone e quando la carota. Ritengo, però, che il dialogo sia sempre la strategia vincente. Ognuno di loro ha una vita, problemi personali, situazioni che dobbiamo essere bravi a comprendere e ad affrontare fungendo da punto di riferimento. Parlo tanto con loro, soprattutto individualmente. Se crescono come uomini, possono essere d’aiuto a tutto il collettivo e ben oltre i 90 minuti della partita. È come una negoziazione: io dò qualcosa a te sapendo che tu darai qualcosa a me e ai tuoi compagni. Siamo tutti parte della stessa società, indossiamo la stessa maglia e una pizza di gruppo può essere fondamentale come una spiegazione tecnica”. Sul campo, Merino ha applicato metodologie interessanti e moderne: “Cerco di sfruttare la mia esperienza da calciatore, ho avuto la fortuna di giocare in campionati e Paesi differenti e ho acquisito una cultura che lascia in eredità strumenti necessari per svolgere questo compito. I ragazzi mi seguono, sanno che ogni consiglio è frutto di quanto ho fatto nel mio percorso. Cerco di trasmettere la mia passione per il calcio, quando indossi le scarpette e scendi in campo avverti la sensazione di lasciare fuori i problemi della quotidianità e di far parte di un mondo che ti può dare soddisfazioni enormi, a patto che comprendi che ciò che fai in settimana sarà utile per essere determinante la domenica. I concetti sono pochi, ma chiari: impegno, corsa, sudore, fare uno scatto in più per aiutare il compagno in difficoltà. Ci siamo allenati sulla sabbia per affinare la tecnica e farci trovare pronti in caso di tornei su questo tipo di superficie, ci sono tanti colloqui individuali che preparano alla seduta che dobbiamo svolgere, c’è il noi che deve essere anteposto all’io. Mi sento come un padre acquisito, essere protettivo verso il gruppo credo mi abbia reso credibile. Quando poi vedi prestazioni e risultati, la gioia è enorme e ti rendi conto che i sacrifici non sono mai vani. Di recente abbiamo disputato una finale, sciorinando un calcio piacevole fatto di organizzazione e intensità. E’ stato forse il momento più bello da quando ho sposato questo progetto così bello”.